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Fin da bambina
potevo soffermarmi ore ad osservare le varie forme naturali o
realizzate dall’uomo con incantata contemplazione; amavo i colori e
mi dilettavo a dipingere. Attività che ho sospeso per gli studi ed
il lavoro e che avrei ripreso in età adulta durante gli anni di
formazione come arteterapeuta. Ho avuto il mio primo contatto con la pietra, nel sud della Francia, nei pressi di Arles, durante un seminario di formazione. Rientrando in Svizzera ho proseguito la scultura presso il centro Kâlós. Dalla creta sono passata alla pietra attratta “forse geneticamente” da questo materiale poiché nell’etimologia del mio cognome “Pedrinis” ritroviamo la radice “pietra”: un’autentica passione. Ho realizzato la mia prima mostra tra arte ed arte terapia nel 2012 : 46° Anno “Femmes, people, masques”. Da allora proseguo regolarmente la mia attività di ricerca artistica perché è possibile accompagnare gli altri nel loro percorso solo se prima abbiamo rivolto lo sguardo al nostro interno. L’arte è una via di conoscenza.
Esposizioni
2014
Trasparenze: immagini del femminile,
2015 L’arca di Noè, collettiva, Casa Battaglini,
Cagiallo
2017 La stanza di Van Gogh, Istallazione – Insone
LA CAMERA DI VINCENT AD ARLES
di Roberta Pedrinis e Fabio Walder
“I pittori - per non parlare che di loro -
VERNICE: sabato 18 febbraio 2017 Insone, Casa dell’Arte
DALL’ESCLUSIONE ALL’INTEGRAZIONE
Profeta incompreso dai suoi contemporanei, Van Gogh diventa il simbolo di tutti gli esclusi, di tutti i marginali, di tutte le occasioni sprecate… Si è tolto la vita non senza aver combattuto fino allo stremo per realizzare la sua grande opera. Ostinato, testardo e collerico, oggi Van Gogh è uno dei pittori più quotati al mondo e la sua fama, a oltre un secolo dalla sua morte, non cessa di brillare. Questa istallazione ha l’ambizione di voler ricordare con il cuore la sua passione per il colore, di rimembrare assemblando diverse riproduzioni dei suoi quadri, di revocare attraverso la ricerca epistolare l’opera del grande genio incompreso.
L’arrivo di Gauguin nella casa gialla di Arles avrebbe dovuto dar vita ad una comunità di artisti, ma la convivenza, durata circa due mesi, fu interrotta bruscamente da una lite riguardante le diverse concezioni dell’arte: se Gauguin considerava l’arte un mezzo per creare il sogno e l’illusione, il metodo di lavoro di Van Gogh era quello di fondere nel modo più veloce possibile ciò che vedeva e ciò che sentiva: realtà e sguardo sulla realtà.
“Ho fatto un quadro della mia stanza, con i mobili di
legno che conoscete. Ebbene, mi è piaciuta molto l’idea di dipingere
un interno con quasi niente dentro, di una semplicità alla Seurat. A
tinte piatte ma stese grossolanamente, a pieno impasto, i muri di un
lilla pallido, il pavimento di un rosso spezzato e stinto, le sedie
e il letto giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo di un verde limone
molto pallido, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il
catino blu, la finestra verde. Avrei voluto esprimere un assoluto
riposo con tutti questi toni così diversi, lo vedete, e in cui di
bianco non c'è che la piccola nota data dallo specchio con la
cornice nera”
... Lettera a Paul Gauguin, Arles, ottobre 1888. e ancora
“Il colore qui deve fare la cosa e accentuando, così semplificato, lo stile degli oggetti, dovrà suggerire il riposo, o il sonno in generale. In una parola, guardare questo quadro, dovrebbe riposare la mente o meglio l’immaginazione. Ombre e ombre proiettate sono soppresse, è colorato a tinte piatte e decise come le stoffe dipinte”. Lettera al fratello Theo, Arles, ottobre 1988
mentre alla sorella Wilhelmina scrive:
"le pareti di un lilla chiaro, il pavimento di un rosso spezzato e pallido, le sedie e il letto color giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo verde limone chiarissimo, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino azzurro, la finestra verde", per poi affermare: "Avevo voluto esprimere un riposo assoluto per mezzo di tutti questi diversi toni".
“Forse ti piacerà meno di tutto l’interno di una camera da letto vuota con un letto in legno e due sedie, eppure l’ho dipinta due volte in formato grande. Ho voluto arrivare ad un effeto di semplicità come lo si trova descritto in Felix Holt. Con questa spiegazione, forse potrai capire subito il quadro perché era probabile che di primo acchito potesse sembrare ridicolo agli altri. Dipingere semplicemente con colori vivi non è molto facile, e io trovo che possa essere utile dimostrare che si può essere semplici, oltre che col grigio, col bianco, col nero, col bruno. Ecco la ragione di essere di quello studio. Vorrei che anche altri artisti avessero come me il gusto della semplicità. Ma nella società attuale un ideale di semplicità rende la vita più difficile, e colui che l’ha, questo ideale, non riesce, come è il mio caso, a poter fare come vuole. Ma ciononostante mi sembra che almeno questo la società dovrebbe accordare ad un artista, mentre in realtà si è obbligati a vivere nei caffè o nelle cattive pensioni. Lettera N°15
VAN GOGH COLORISTA
"il pittore del futuro deve essere un colorista, come non ce n'è ancora uno".
… diceva Van Gogh in una lettera al fratello Theo. Il colorista è colui che quando guarda qualcosa sa esattamente nell’immediato come riuscire a creare i colori per rappresentarlo.” In un’altra lettera Van Gogh disegna lo schema della maniera secondo la quale posava i colori sulla sua tavolozza, limitandosi ai colori fondamentali, sia per gli acquarelli che per i colori ad olio. Dell’ocra (rosso-giallo- arancio), del cobalto e del blu di prussia, del nero e del bianco….
“Je me suis abstenu de créer les couleurs que je pouvais réaliser moi- même. Il me semble que j’ai constitué une palette pratique de couleurs saines”.
LE ULTIME LETTERE DI VINCENT AL FRATELLO THEO
[Arles - luglio 1888] [...] È veramente un fenomeno strano che tutti gli artisti, poeti, musicisti, pittori, siano materialmente degli infelici - anche quelli felici [...] Ciò riporta a galla l'eterno problema: la vita è tutta visibile da noi, oppure ne conosciamo prima della morte solo un emisfero? I pittori - per non parlare che di loro - quando sono morti e sepolti parlano con le loro opere a una generazione successiva o a diverse generazioni successive.
L’ORIGINALE: LA STANZA DI VINCENT AD ARLES
Esistono tre esemplari ritenuti autentici della “ Stanza di Vincent ”.
1°) Il primo realizzato nell’ottobre del 1888 in attesa dell’arrivo ad Arles dell’amico Paul Gaugin, si trova ora ad Amsterdam presso il Van Gogh Museum. Olio su tela 72 x 90
2°) Il secondo, realizzato nel settembre 1889 nell’ospedale psichiatrico di St. Rémy, dopo l’allagamento della casa, si trova presso l’Art Institute di Chicago.
3°) Una terza versione, realizzata sempre all’opedale di St. Rémi nel settembre 1889 per la madre e per la sorella, a cui voleva inviare piccole copie dei suoi lavori migliori, risiede a Parigi presso il Museum d’Orsay. Olio su tela 57, 5 x 74
Portrait a l’oreille
coupée - 1889
La diligenza per Tarascona, Arles , 1988
Terrazza del Café in place de forum, Arles la sera, 1988
Accampamento di zingari
La sedia di Paul Gaugin, Arles, 1988
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