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DEL COLORE NATURALE
![](colore-natturale_small.jpg)
Atelier: Sulle tracce di
Lascaux, 2019
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Video colore naturale!
L’utilizzo delle materie coloranti
di origine naturale risale a ben prima dell’apparizione delle prime
tracce di scrittura. In effetti l’uomo si è appropriato molto presto
del sapere relativo alle proprietà coloranti di origine vegetale,
animale e minerale, impiegate per la realizzazione di pitture,
lacche ed essenze naturali.
L’impulso spontaneo di lasciare una traccia della sua presenza lo
portò a disegnare sulle rocce utilizzando i materiali di cui
disponeva. In molte grotte del periodo paleolitico
(attorno al 25.000 a.C.) come in quelle di Altamira (Spagna) e di
Lascaux (Francia), si possono ammirare meravigliosi disegni di
figure umane ed animali tracciati con polvere di carbone, carbonato
di calcio, crete e ocre diluite in sostanze grasse o succhi vegetali.
I colori erano anche utilizzati a scopo rituale, propiziatorio o
taumaturgico, per dipingersi il corpo allo scopo di mimetizzarsi
durante la caccia, o per distinguere i diversi status sociali.
Nel periodo neolitico (600-2550 a.C.), quando gli uomini
cominciarono a passare dal nomadismo alla vita sedentaria e
produttiva del villaggio, si utilizzavano già strumenti adatti alla
tessitura (fuso, canocchia, telai e pettini) e si tingevano le fibre
naturali, come lana, lino con colori ricavati dalle terre (ocre) ed
in particolare dai vegetali.
I principi coloranti venivano ricercati nel mondo minerale con il
reperimento di terre e di ossidi; nel mondo vegetale con la raccolta
di bacche e di fiori, foglie, cortecce e radici; in quello animale
con l’estrazione di pigmenti, di molluschi e di insetti. Le materie
coloranti delle società primitive erano considerate preziose e
quindi conservate con cura, come patrimonio comune del gruppo .
Fino alla fine del 19esimo secolo, la tintura dei tessuti veniva
realizzata con l’ausilio dei coloranti vegetali come il blu indaco
estratto dal pastello, il rosso, estratto dalle radici della robbia
e il giallo proveniente dalla reseda. Le piante coloranti hanno
avuto un’enorme importanza nella storia economica e politica, negli
scambi culturali, nelle arti e nello sviluppo delle scienze e delle
tecniche. Alcuni vegetali, i più noti per le loro proprietà
coloranti, sono stati coltivati e commercializzati, divenendo agenti
economici importanti ed influendo in maniera determinante sullo
sviluppo di intere regioni.
Con la rivoluzione industriale del XVIII sec. Si verificò un grande
cambiamento nell’organizzazione sociale ed economica. Lo studio
scientifico dei colori, per esempio, spinse la ricerca a definire i
fenomeni sia fisici che chimici che legano luce e pigmenti colorati.
La razionalizzazione dei metodi produttivi, riguardò anche la
produzione dei colori, la tessitura e la tintura. Con la
pubblicazione di manuali e trattati venne meno il protezionismo
spinto dei segreti tintorii.
Nel XIX si dette inizio alla produzione industriale dei pigmenti di
sintesi, di maggior resa ed a costi più contenuti, che in breve
soppiantarono i più costosi e raffinati colori naturali. L’avvento
del colore di sintesi ha imposto gli stessi colori standardizzati
per tutti: di fronte a questa perdita di originalità e di
materialità dovuta anche ai fenomeni di mondializzazione, gli attori
del rinnovo del colore vegetale si inclinano oggi su delle
cromaticità naturali ricercate dei produttori di nicchia e si
assiste ad un recupero della cultura tradizionale dei coloranti
vegetali, integrata dalle attuali conoscenze scientifiche.
Bibliografia:
Associazione Tintura Naturale “Maria Elda Salice”, Le piante
tintorie, Quaderno quattro, Milano 2003.
Bulgarelli, G. Flamigni, S. Le piante tintorie, Hoepli, Milano,
2020.
![](IMG_5081_small.jpg)
Tintura al giallo con
reseda luteola, Insone 2017,
Colorazione lenzuola per istallazione “La stanza di Van Gogh”
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