Fabiola Quezada
Fabiola Quezada nasce nel 1968 a Temascalapa, presso Città del Messico.
Nel 1991 ottiene la laurea in amministrazione industriale
al Politecnico di Città del Messico, contemporaneamente frequenta il “Taller
de artes plásticas” condotto da José Sirahuen Valdez e partecipa alle prime
mostre collettive. Nel 1992 il lavoro e la vita familiare la portano a
stabilirsi in Europa. Dal 1999 studia all’Accademia di belle arti di Brera a
Milano, dove approfondisce il tema del corpo in pittura e in fotografia, e
dove si diploma nel luglio 2003.
Nel 2004 vince il Premio Lissone del Museo d’arte
contemporanea
della città di Lissone, Milano.
Vive a
Lugano. Lavora tra Svizzera, Italia e Messico.
Mostre
2007 “Bianco e Nero” Casa Rusca, Locarno,
Svizzera
“Corpi” mostra personale, Galleria Octogonart,
Budapest, Ungheria
“Los rostros de América Latina” a cura della
Società Culturale Ibero Latinoamericana, Sala San Rocco, Lugano Svizzera
“Corpi” mostra personale a cura di Flaminio
Gualdoni, Galleria Gabriele Cappelletti, Milano, Italia
2006
“I falsi volti” a cura dall’Associazione Dialogare-Incontri, Castelgrande,
Bellinzona, Svizzera
“Cuerpos del paisaje”, mostra
personale, Biennale Fotografia di Brescia, a cura di Ken Damy, Caffè
Piazzetta, Brescia, Italia
“Oltre il premio acquisizioni e donazioni 2000-2006” Museo d’Arte
Contemporanea, Lissone, Italia
“MIART”, Cappelletti Arte Contemporanea, Milano, Italia
2005
“Retratos en flor”, mostra personale nell’atelier, Lugano, Svizzera
“Art Happening
2005 Lugano” Lungolago e Piazza Riforma,
Lugano, Svizzera
“Brera Fotografia”, a
cura di Ken Damy, Sala SS. Filippo e Giacomo, Brescia, Italia
“Nuovi soci
Visarte”, a cura di Sergio Morello, Sala Diego Chiesa, Chiasso, Svizzera
2004 “Premio Lissone 2004”, a cura di Flaminio Gualdoni,
Museo
d’Arte Contemporanea, Lissone, Italia
“Frágmentos de vida, insólitos
momentos”, Centro Cultural Casa Lamm, Città del
Messico
“BP Portrait Award”, Lime Art
House Foundation, Londra, Inghilterra
“Porte aperte”, mostra personale nell’atelier,
Lugano, Svizzera
2003
“Esposizione collettiva”, Casa Comunale ex castello Reali, Cadro, Svizzera
2002 “Fabiola Quezada”, mostra personale, Espacio Imagen, Lugano,
Svizzera
2000 “Premio Ricas”, Rotary Club, Milano,
Italia
1990 “Exposición colectiva”, Centro Cultural
Jaime Torres Bodet, Zacatenco, Città del Messico
1989
“Opus nova”, EST, Instituto Politécnico Nacional, Città del Messico
www.fabiolaquezada.com
Fabiola Quezada. Corpi
Flaminio Gualdoni
Uno dei dipinti della sua formazione giovanile con cui Fabiola Quezada ha
scelto di convivere sempre, nella quiete tersa dello studio di Lugano, è un
d'après Cézanne.
Ciò spiega molte cose. Perché Fabiola non ha intrapreso la via dell'art
d'ameublement che pure molti postconcettualismi oggi autorizzano, e
piuttosto quella di una fedeltà fondamentale alla pittura, a una pittura che
sia insieme carne e nervi, e intelletto. Perché, soprattutto, non trascrive
ma scrive realtà, come solo la pittura, da sempre e tanto più dal Novecento,
dopo Cézanne appunto, sa e può fare.
Nello studio nascono tele ampie, dove il gesto veloce e intento, come
risolutivo dopo la sintesi lenta del ripensamento, come ultimativo dopo i
rimuginii e le cautele lunghe dell'appropriazione emotiva d'immagine, fa
essere visioni potenti di corpi, con quel baluginare allentato di luci sulle
carni, colpeggi bianchi a rialzarsi sui bruni che affiorano dall'ombra,
complice un blu in controcanto: come in Cézanne, come nei nudi maschili con
cui Matisse inaugura l'anno 1900 e dei quali Quezada fa evocazione ormai
inconsapevole, divenuti nutrimento autonomo della sua individuata vocazione.
La questione sta tutta lì, per lei. Ritrovare la necessità, la ratio, la
tensione, di una pittura che non deragli dall'identità atavica, occidentale
dell'arte, lavorando nelle sue pieghe problematiche forti senza farsene
succube. Una pittura, avrebbe detto in un altro tempo un Anton Francesco
Doni, "modernamente antica e anticamente moderna", che tenta quelle
grandezze, che si nutre di quel sangue, per essere viva oggi, non
facendosene scudo e alibi.
Senti allora nelle pose e nei tocchi Caravaggio e Velázquez allo stesso modo
che Bacon e Freud, senti la riflessione sull'arte sorella/antagonista, la
fotografia - che pure Fabiola pratica tutt'altro che minoritariamente, en
artiste - di autori come un Edward Weston e un Minor White: senti il dubbio
fondamentale della contemporaneità, ma anche l'ethos profondo del rischio di
un'immagine snudata, forte, non aggettivata.
Quezada tenta, infine, una densità differente. E un corpo, ancora. Un corpo
di pittura: capace di non captazioni sensibili artificiose, ma d'una
partecipazione sensoriale fatta energia e pienezza emotiva: l'erotica,
nuovissima e antica, d'un fare che cresce in far vedere e vedere.
Per questo ha voluto i propri occhi spogli; le proprie mani nude, dure,
amorevoli. Pratica la responsabilità lucida, inflessibile, del lavoro
dell'arte: insieme, la curiosità fastosa, la souplesse capace
d'incantamenti, lo scacco all'intellettualismo.
Nascono queste opere. Che vogliono, prima di tutto, essere opere. Domande
dubbi rischi scommesse tentativi affanni: e godimenti.
Che sono, soprattutto, lavori pieni.
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