Max Beckmann
Dipinti, sculture, acquerelli, disegni e grafiche
Museo d’arte Mendrisio
28 ottobre 2018 – 27 gennaio
2019
Max Beckmann è, insieme a Pablo Picasso ed Henri Matisse, uno dei massimi
Maestri
dell’arte moderna. Con loro figura nelle sale dei più importanti musei del
mondo. Nonostante la
sua maestria pittorica, plastica e grafica, le sue opere - inquietanti,
enigmatiche e sensuali -
continuano a essere una sfida per l’osservatore. Tuttavia, incredibilmente,
la sua opera non è
conosciuta in ambito culturale italiano: l’unica mostra degna di nota si
tenne nel 1996 alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
30 dipinti, 17 acquarelli, 80 grafiche e 2 sculture presentati dal 28
ottobre al 27 gennaio
2019 nella grande mostra antologica realizzata dal Museo d’arte Mendrisio -
grazie al
sostegno della famiglia Beckmann e al contributo di Siegfried Gohr, tra i
massimi studiosi
dell’artista - daranno modo non solo di riscoprire, finalmente, i principali
capitoli dell’opera di
questo maestro unico, ma di rivisitare il suo percorso artistico attraverso
tutte le tecniche
da lui utilizzate. Sarà, tra l’altro, una occasione rara per poter ammirare
buona parte della
sua eccezionale produzione grafica, elaborata principalmente tra il 1917 e
il 1925 e dopo la
Seconda Guerra Mondiale, decisiva sulla base di una nuova idea dello spazio
nell’elaborazione
del linguaggio maturo dell’artista, tra sogno e realtà.
L’allestimento, concepito con un andamento cronologico e con sale dedicate a
tematiche
specifiche, consentirà di cogliere chiaramente l’evoluzione del suo
linguaggio da uno stile
ancora tardo impressionista alla cesura dalla Grande Guerra e alla
successiva riduzione
all’essenziale di linee, forme, colori.
Max Beckmann ha toccato, nella sua parabola, grandi vette e conosciuto fasi
di abissale
declino. Nato a Lipsia nel 1884, nel 1899 entra all’Accademia di Weimar,
dove rimane fino al
1903. Nel 1906 si unisce alla Secessione a Berlino, dove vive fino al 1915.
Raggiunge
precocemente la celebrità con una pittura ancora legata a uno stile
tradizionale e tardoimpressionista.
Il profondo shock fisico e psichico causato dalla Prima Guerra mondiale lo
spinge però al confronto con la pittura modernista, soprattutto francese.
Trasferitosi a
Francoforte, giunge di nuovo alla celebrità durante gli anni Venti, ma già
nel 1933 i
nazionalsocialisti lo costringono a lasciare l’incarico di insegnamento e
ben presto ricade
nell’anonimità. Nel 1937, dopo che la sua arte viene marchiata come “degenerata”,
sceglie
senza esitazione l’esilio, dapprima in Olanda e in seguito negli Stati Uniti,
dove si trasferisce
definitivamente nel 1947. Negli anni Trenta e Quaranta realizza, oltre a
paesaggi e nature
morte, i celebri autoritratti e quadri a tema mitologico e biblico. La sua
epoca e la sua vita,
compresa tra fama e marginalità, trovano espressione in opere impressionanti,
spesso
enigmatiche e cariche di simboli, caratterizzate da grande sicurezza
nell’uso del colore.
Gli ultimi anni americani gli apportano una rinnovata celebrità e vedono il
suo stile evolvere
verso una maggiore sintesi, con l’uso di colori più intensi. Max Beckmann
muore
improvvisamente nel 1950 nel Central Park, mentre si reca ad ammirare una
sua opera esposta
al Metropolitan Museum di New York.
L’artista amava il sud dell'Europa. Durante molti mesi estivi ha viaggiato
in Italia e in Francia,
sulla costa mediterranea. Amava le sue spiagge e si è lasciato ispirare dal
suo paesaggio: dal
mare, dalla vegetazione e dalla cucina mediterranea nella realizzazione di
dipinti che irradiano
serenità e gioia di vivere. Il lavoro di Beckmann non è stato, però, ancora
messo in giusto
valore nei paesi del Sud.
Di recente, il curatore della mostra Gohr in un libro che sarà edito
parallelamente alla mostra di
Mendrisio, si è soffermato su alcuni elementi centrali della sua opera,
quali gli specchi, gli
strumenti musicali, i libri, i fiori e le piante, essenziali per mettere in
evidenza la forma e il
pensiero dell’artista. Si tratta di un approccio del tutto inedito.
Contrariamente ad altri studi
che hanno sottolineato i riferimenti alla teosofia, alla letteratura e alla
storia politica, Gohr parte
da oggetti comuni presenti nei dipinti o nei lavori su carta per indagarne
il senso e il
significato. Mostra e catalogo consentono di capire come ogni elemento,
anche quello
apparentemente più banale, abbia in verità un significato profondo nell’arte
beckmanniana e
faccia parte di un complesso di simboli.
Beckmann ha conferito nuova vita alle tradizionali categorie dell’arte: alle
nature morte,
alle scene in interni, al paesaggio, al ritratto. Soprattutto gli
autoritratti costituiscono
un’impressionante testimonianza biografica e storica contemporanea, mentre
la parte
complessa del suo lavoro è costituita da invenzioni di stampo mitologico e
allegorico, che
spesso si presentano come particolarmente enigmatiche.
Tra gli artisti del XX secolo, Max Beckmann è uno di quelli che più ha
intensamente
vissuto, sentito e sofferto il proprio tempo. La fama, l'esilio,
l'ostracismo, e poi un nuovo
apprezzamento nel corso degli ultimi anni della sua vita, rispecchiano il
destino dell'arte
moderna e dei suoi creatori nella prima metà del secolo. |