A.G.R.E.S.
ASSOCIAZIONE GENITORI PER LA
RIEDUCAZIONE EQUESTRE E SPORTIVA
PRESIDIO DIURNO DI
RIABILITAZIONE PER IL RECUPERO FUNZIONALE E SOCIALE DI SOGGETTI
PORTATORI DI DISABILITÀ PSICHICA, FISICA E SENSORIALE
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Romeo Lucioni Dr.
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Il valore dell'ippoterapia e
della riabilitazione equestre
Romeo Lucioni - Anna Murdaca
La storia dell'ippoterapia ha in sé molti aspetti straordinari e
mitici, che legano strettamente il cavallo all'uomo. Ritrovamenti
archeologici, in tutte le latitudini, riferiscono di come il cavallo
abbia, con le sue qualità, aiutato il suo "padrone" che con facilità é
riuscito a trovare il modo di domarlo.
Già Hipocrates (460 a.C.) parlava del "benefico ritmo del cavallo" e
vedeva utile l'andare a cavallo per superare certe situazioni
psico-patologiche che oggi definiamo isteriche.
Nel 1600 era ben conosciuto il suo uso per migliorare lo stato
psico-fisico, ma è in epoca moderna, grazie ad osservazioni più
scientifiche, che l'ippoterapia è entrata con diritto nella sfera
delle applicazioni terapeutiche.
Dal greco "hippos", cavallo, l'ippoterapia indica un modello curativo
che utilizza il movimento multidimensionale dell'animale e le risposte
di adattamento dei pazienti che, in questo modo, ricevono benefici sia
fisici, che emotivo-affettivi.
Questa pratica è però per lo più rimasta nell'ambito ludico-ricreativo
e bisogna arrivare al XIX secolo per scoprire in Francia i primi
tentativi di un uso dell'equitazione con fini terapeutici, soprattutto
perché capace di indurre stati di tranquillità e di benessere.
Seppure il cavallo sia distribuito in tutte le latitudini è nei Paesi
europei che si è sviluppato il suo impiego nell'ambito terapeutico;
qui sono sorte scuole che hanno valutato con precisione le influenze
del movimento dell'animale sul cavaliere, nei diversi tipi di andatura
e la dimensione in una specifica e del tutto particolare
relazione-attiva.
Sempre più gli studi si sono approfonditi affrontando l'interazione
tra il cavallo ed il cavaliere, ma anche analizzando l'importanza di
un nuovo soggetto di una triade, il terapista, che così ha indotto il
vero cambiamento, trasformando la pratica di "andare a cavallo" in
"ippoterapia".
Seppure i primi approcci siano stati piuttosto sfumati e che, quindi,
l'ippoterapia sia stata per molti anni una pratica di supporto, solo
in parte sostenuta da specialisti medici, fisiatri, psicologi,
neuropsichiatri infantili e riabilitatori, negli ultimi anni ha
decisamente assunto un carattere scientifico tanto da poter essere
riconosciuta come una vera tecnica terapeutica e riabilitativa.
Questa definizione ha assunto il suo vero significato non nella cura
di malattie (approccio medico-sanitario), ma più specificamente
nell'affrontare la disabilità, le limitazioni funzionali ed i
disordini dello sviluppo psico-mentale.
L'approccio nell'ordine funzionale ha portato l'ippoterapia a poter
essere inserita nello spazio ampio delle neuroscienze, proprio perché
le sono state riconosciute implicazioni non solo nell'ambito della
neuro-psico-motricità, ma anche in quello della psicologia, della
psichiatria, della psicoanalisi, della neuropsichiatria infantile,
della psicologia dello sviluppo e, non in minor misura, nella
pedagogia, nell'educazione e delle questioni che riguardano
l'inserimento e l'integrazione sociale.
Questo sviluppo dell'ippoterapia, chiamata anche riabilitazione per
mezzo del cavallo, è sicuramente legato all'impegno degli
operatori-terapeuti ad approfondire gli studi e a dare alla tecnica
una impronta decisamente scientifica.
Sono state strutturate linee-guida per:
l'inserimento in accordo con la diagnosi funzionale e l'osservazione
preliminare
la programmazione strutturata sulle necessità precipue del paziente ed
i suoi deficit;
l'esecuzione di un programma che può utilizzare diversi tipi di
applicazioni: ippoterapia, pet-therapy, lavoro a terra, riabilitazione
equestre, presport e, per ultimo, la pratica equestre;
la valutazione dei risultati, utilizzando checklist studiate ad hoc e
che permettono di monitorare continuamente i progressi e le necessità
specifiche di ogni caso.
L' equitazione terapeutica influisce sulla totalità della persona e
l'effetto può risultare veramente benefico.
La postura del cavallo, il suo passo, le conseguenti spinte nelle
quattro direzioni, il suo movimento ondulatorio, variabile, ritmico e
ripetitivo portano a migliorare la tonicità muscolare di tutto il
corpo e, soprattutto, di quella dorsale e del collo.
Ne consegue un miglioramento dell'equilibrio, del mantenimento della
stazione eretta del tronco e del capo, della motilità e della
motricità; inoltre, molti altri effetti positivi possono essere
ottenuti se l'intervento viene programmato, graduato ed eseguito da
specialisti.
La pianificazione motoria e l'integrazione sensoriale si accompagnano
al ristabilimento omeostatico della persona nelle sue componenti:
fisica, emotiva, affettiva, psichica, cognitiva, relazionale e
sociale.
Fisica: concerne il recupero motorio ed il riequilibramento sensitivo
e sensoriale.
Emotiva: comporta una quantità di risposte emotivo-istintive
determinate dall'incontro con un animale di grande stazza e ben
rappresentato nella dimensione mitica e fantastica dell'uomo che si
arricchisce di umiltà e di sorpresa.
Affettiva: riguarda il sistema dei valori nel rapporto con sé e con
gli altri; comprende e una dimensione etica riferita all'amore, al
rispetto e alla comprensione dell'altro.
Psichica: intesa come risposta globale che si evidenzia come
particolare e positivo stato mentale e di coscienza.
Cognitiva: include l'apprendimento delle relazioni temporo-spaziali,
ma anche delle regole, delle norme, della puntualità e dell'impegno da
dimostrare durante il lavoro terapeutico.
Tali osservazioni hanno portato a considerare l'ippoterapia un
intervento olistico sulla persona che, quindi, ne beneficia in modo
integrale e profondo.
Questo approccio ha permesso di inserire l'ippoterapia in programmi
terapeutico-riabilitativi globali (che tengono conto delle varie
necessità funzionali) ed olistici (tagliati sulla persona, sulla sua
unicità e specificità).
L'integrazione multidisciplinare in precisi programmi di intervento
basati sulla conoscenza teorica e, soprattutto, sulle rilevanze
pratico-applicative, ha portato l'ippoterapia scientifica ad essere
considerata indispensabile per affrontare quadri di disabilità
particolarmente seri.
Ci riferiamo alle sindromi:
di Kanner o autismo-autistico;
ADD-ADHD o autismo ipercinetico;
di Down;
dell' X-fragile o di Martin-Bell;
di Joubert;
di Dandy Walker;
di ritardo psico-mentale non autistico;
da trauma o da abuso psico-affettivo;
ma anche a quadri di:
paralisi cerebrale;
paraplegia;
tetraplegia;
paralisi cerebrale;
sclerosi multipla;
distrofia muscolare;
ipotonia;
esiti di trauma cranico.
Questo intreccio di biologico e psichico dimostra come l'ippoterapia,
se diretta e pianificata da professionisti esperti e specializzati,
può essere di valido aiuto non solo per agire facendo migliorare
quadri di disordine psico-motorio, ma anche quando siano compromesse
le funzioni emotivo-affettive e cognitive.
L'ippoterapia serve dunque:
a. per ridurre le tensioni emotive e quegli stati di emotività libera
che inducono blocchi e/o disarmonie nelle capacità superiori;
b. per attivare uno sviluppo armonico delle dinamiche affettive che,
rispondendo alla qualità della relazione ed alla primazia dei valori,
donano equilibrio di altruismo, di generosità, di rispetto e di aiuto
reciproci;
c. per raggiungere un adeguato sviluppo cognitivo e delle capacità
analitico-deduttive, del problem-solving, della pianificazione
dell'agire in funzione non solo del qui ed ora, ma anche delle
programmazioni per il futuro.
Da quanto sopra, si possono desumere anche gli aspetti
pedagogico-formativi affrontabili con l'ippoterapia scientifica che
partecipa alla "educazione strutturante" ed alla "mediazione
educativa" proprio perché il ruolo del cavallo, mediato da quello del
"terapista" (psico-terapeuta e psico-pedagogista), aiuta il soggetto
disabile ad affrontare ed a risolvere i suoi fantasmi e le sue
debolezze.
L'approccio all'ippoterapia fondato sui principi della timologia
(scienza degli affetti) tiene conto anche di una "educazione dei
valori" che si evidenzia non tanto come "programma per insegnare",
quanto come intervento capace di dare spessore e significato ad un
"linguaggio" che induce "visibilità" e porta ad una "iscrizione".
Questa si riferisce alle problematiche più specificamente psicologiche
perché fa emergere la tematica dell'Edipo ed i rapporti triangolari
che il soggetto stabilisce con le sue figure referenziali del "seno" e
del "fallo". Padre e Madre, nell'ippoterapia, sono rappresentati dal
cavallo che copre per il soggetto il ruolo di chi lo ha portato in
grembo e che si pone a sua disposizione per dargli piacere, sicurezza,
diversione e sostegno. Per altro lato, l'animale che deve essere
guidato e, quindi, dominato, attiva quella funzione di "Nome del
Padre" che apre la via verso l'acquisizione di un forte senso di sé e
di coerente IO-ideale.
Gli aspetti psicodinamici sono fondamentali per la conduzione della
"terapia equestre" e diventano un campo di verifica indispensabile per
il terapista che deve affrontare problemi transferali e
contro-transferali, oltre, naturalmente, a quelli più strettamente
legati allo sviluppo psico-affettivo e psico-cognitivo.
Questi diventano particolarmente importanti nel trattamento dei
disturbi, più o meno gravi, dell'organizzazione psico-mentale e delle
problematiche regressive (disturbi autistici e sindrome da trauma o
abuso psichico).
Proprio in queste situazioni, l'uso del cavallo diventa utilissimo per
concludere i processi terapeutici e riabilitativi dal momento che
dimostra una duttilità positiva per indurre l'attivazione delle
funzioni psichiche più strettamente legate all'organizzazione del Sé.
Da questi dati è facile desumere perché l'ippoterapia è tanto indicata
nelle patologie neuro-motorie e/o neurogenetiche nelle quali è sempre
di difficile approccio la questione del "falso sé" e dell' IO-debole.
La variabilità e la ricchezza dell'operatività della riabilitazione
equestre (cambio del cavallo, scelta delle diverse andature dal passo
al galoppo, elaborazioni spazio-temporali nell'area del maneggio,
esecuzione di figure che vanno dallo slalom all'equilibrio sulla
sella, ecc. ecc.) diventano ogni giorno un sostegno fondamentale per
affrontare quelle patologie complesse che riguardano problemi
bio-psico-genetici e di alterazioni cerebro-strutturali.
Nei casi di X-fragile, di sindrome di Joubert, di ACC e tante altre,
l'uso del cavallo permette di affrontare i caratteristici disturbi
comportamentali, l'invasività delle scariche emotive e di angoscia, la
disorganizzazione psico-motoria.
I risultati ottenuti in questi casi basterebbero di per sé a dare
all'ippoterapia quel segno distintivo che ha "conquistato sul campo" e
che la pongono in un gradino di privilegio nell'ambito della
riabilitazione e della prevenzione.
Non possiamo finire questo breve excursus senza sottolineare come
l'ippoterapia non debba mai essere confusa con le pratiche sostenute
con l'ausilio di animali domestici: la pet-therapy.
Queste esperienze riguardano il raggiungimento di un senso di
benessere, il passatempo, il recupero di valenze libidico-istintive
che si pongono molto lontano dal concetto di terapia e di
riabilitazione.
Il lungo percorso di studio e di applicazione mirata e monitorata che
hanno portato a quella organizzazione che abbiamo chiamato ippoterapia
scientifica hanno posto e pongono il cavallo in un ambito di
privilegio.
Questo non ha nulla a che vedere con la falsa etichetta che indicava
il cavallo come "terapeuta". Nell'ippoterapia l'unico "operatore" è il
terapista con la sua professionalità e la sua specializzazione, con la
sua visibilità e con la insostituibile capacità di "leggere"
continuamente il significato del comportamento del cavaliere-paziente.
Proprio per queste caratteristiche l'ippoterapia scientifica non può
essere condotta da istruttori, da veterinari o da persone con buona
volontà, ma con una inadeguata preparazione.
Nell'ippoterapia è il bambino-soggetto-disabile il centro dell'azione,
il fulcro dell'intervento, il "personaggio" che deve essere trattato,
che aspetta di essere curato, che ha il diritto di ricevere aiuto,
sostegno e le terapie utili per alleviare e/o superare le sue
difficoltà o disabilità.
Non possiamo quindi confonderci e credere che un "paziente" possa
essere aiutato da una figura professionale che non sia quella del
medico, dello psichiatra, del neurologo, del riabilitatore, dello
psicologo ed anche della psico-pedagogista sempre che abbiano aggiunto
al loro sapere una specializzazione del tutto particolare che permetta
l'uso terapeutico con il cavallo. |
PRESENTAZIONE
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