La
mostra si apre con un dipinto giovanile –- Portrait de jenune fille,
1921 - testimonianza di una fase di apprendistato nella quale si leggono fin
da subito, i tratti geniali del suo lavoro. Gli studi all’accademia a Parigi
e l’interesse per l’arte africana si leggono nella sua prima scultura
monumentale, la Femme cuillère del 1926, ma la Parigi negli anni
Venti lo mette in contatto con la cerchia di intellettuali della città che
lo porta a conoscere il gruppo surrealista; inizia a lavorare a stretto
contatto con André Breton e Salvador Dalì, partecipa alle riunioni e alle
attività del gruppo. Opera fondamentale è L’Objet invisibile di
questa fase del suo lavoro. La rottura con il movimento surrealista,
avvenuta nel 1934, lo porta a ricominciare da zero, annullando ogni
esperienza accademica di formazione, per intraprendere con determinazione
una strada del tutto personale. Il ritratto è il campo sul quale si misura
il conflitto creativo dell’artista, lo stesso che aveva determinato la
rottura con il surrealismo. Una dialettica ossessiva tra realtà e
rappresentazione che misura la distanza tra la sua interpretazione e quella
degli artisti a lui contemporanei. Giacometti ha quella di avere dedicato
ogni istante della propria vita alla ricerca: una ricerca che inizia con
l’attenzione verso pietre, alberi, immagini di quando era bambino: gli
alberi e le pietre vengono trasformati, attraverso la scultura, in uomini e
cose, instaurando un legame con la natura che supera i limiti dello spazio e
del tempo (La Forêt, 1950; Etudes de pommes, 1956), affidando
proprio all’istinto primo del bambino, tipico, quello del creare attraverso
un’azione che richiama incessantemente la distruzione, il motore di tutta la
sua arte. In circa un decennio di isolamento artistico, che segue la morte
del padre e la rottura con i Surrealisti, Giacometti realizza sculture
concentrandosi su un’analisi introspettiva che lascia emergere profonde
riflessioni sulla morte unita alla continuità della vita, creando figure che
nel corso del lavoro si assottigliano fino quasi a scomparire, aiutato dal
disegno che lo indirizza verso le esili forme allungate che si concretizzano
nel lavoro del
Groupe de trois hommes,
1943-49. Negli olii, cosi come nei disegni, ai quali attribuisce
un’importanza fondamentale, dedicandovisi a più riprese in questi anni,
ritrae se stesso, il fratello, la moglie, alimentando un processo di
costruzione e distruzione, perseguitato da un’ossessione di inadeguatezza
continua nella rappresentazione del reale che lo porta a distruggere un
numero impressionante di opere. Il ritratto, assillo di Giacometti, (Diego,
1949– Annette, 1956) si traduce in un groviglio di linee curve,
cerchi, virgole in cui il contorno del corpo spesso si perde. E’ negli anni
dopo il 1950 che si realizza il periodo più fecondo, in cui le figure si
alzano ergendosi filiformi e apparentemente immateriali come la serie delle
Femme de Venise
realizzata per la Biennale del 1956 o l’Homme
qui marche I del 1960, dove trovano compimento le angosce ed i tormenti
esistenziali così come la ricerca formale ed estetica. Nella mostra saranno
esposte inoltre le litografie del libro Paris sans fin, frutto della
collaborazione tra l’artista e l’editore Tériade che, nel 1959, decidono di
realizzare un libro su Parigi. Filo conduttore del libro è l’esistenza di
Giacometti nella capitale francese; egli sceglie di descrivere i luoghi e le
persone a lui più care, componendo una sorta di diario, che, con l’uso della
litografia risponde all’esigenza di un "…mezzo per fare in fretta,
impossibile tornare sul già fatto, lavorare di gomma, ricominciare tutto di
nuovo", un progetto che, procedendo a fasi alterne, sarà portato a termine
solo nel 1969, dopo la sua morte. Arricchiscono il percorso una cinquantina
di suggestivi ritratti fotografici
dell’artista scattati da Ernst Scheidegger nel corso della loro lunga
amicizia e un’intervista realizzata per la televisione Svizzera nel 1963:
Alberto Giacometti > "sono uno scultore mancato". La mostra sarà
accompagnata da un catalogo delle Edizioni Mazzotta con ampia documentazione
iconografica e i contributi critici di Fred Licht, Casimiro Di Crescenzo,
Pietro Bellasi e Claudio Spadoni. In occasione della mostra, nel mese di
dicembre 2004, sarà presentato, presso il Teatro Rasi di Ravenna lo
spettacolo "Ritratto Frontale – Un dialogo tra Giacometti e James Lord" un
progetto teatrale di Alessandro Fabrizi che prende spunto dal testo del
critico d’arte e scrittore grande amico di Giacometti, James Lord, Un ritratto di
Giacometti
Marcella Manni
Ufficio stampa
Museo d’Arte della città di Ravenna
tel 0544 482775
ufficio.stampa@museocitta.ra.it
Alessandra Pozzi
Ufficio stampa
Edizioni Mazzotta
tel 02 8055803
uffciostampa@mazzotta.it
http://www.museocitta.ra.it/mostre/giacometti.htm
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Nota biografica
Alberto Giacometti nasce
nel 1901 a Borgonovo presso Stampa (Svizzera). Cresciuto in una famiglia di
artisti – il padre e il nonno sono entrambi pittori - inizia a dipingere e a
cimentarsi con la scultura in età giovanissima. Nel 1919 si iscrive
all’Accademia di Belle Arti di Ginevra e nel 1922 si trasferisce a Parigi
dove frequenta per cinque anni, a fasi alterne, il corso di scultura di
Antoine Bourdelle alla Académie de la Grand Chaumiere. Nel 1927 si
trasferisce nello studio di Rue Hippolyte-Maindron. E’ alla fine degli anni
Venti che Giacometti esegue le prime opere surrealiste secondo l’idea degli
oggetti-scultura a "funzionamento simbolico" (Salvador Dalì) e nel 1932 gli
viene dedicata la prima personale presso la Galleria parigina Pierre Colle.
Negli anni tra le due guerre, sebbene già famoso a livello internazionale, è
costretto a guadagnarsi da vivere realizzando, assieme al fratello Diego,
oggetti di arte applicata come mobili e lampade ed è a metà degli anni
Trenta che distaccandosi dal surrealismo inizia un percorso di ricerca di
una nuova relazione della figura con lo spazio. Nel corso degli anni
Quaranta si approfondisce l’amicizia con Jean Paul Sarte e Picasso; lascia
Parigi occupata alla volta di Ginevra nel 1942 e rientra nella capitale
francese solo nel 1945. La Pierre Matisse Gallery di New York allestisce nel
1948 una sua personale, nel 1950 il Kunstmuseum di Basilea organizza la
prima retrospettiva a lui dedicata e la Galerie Maeght presenta nel 1951 la
sua prima mostra dopo la Guerra. Da allora si susseguono le mostre a lui
dedicate sia in Europa che negli Stati Uniti; la Biennale di Venezia del
1956 lo vede presente nel padiglione francese e, alla sua seconda
partecipazione nel 1962, riceve il Gran Premio di Scultura. Già nel 1961 il
Carnegie Institute di Pittsburgh gli aveva conferito il Gran Premio di
Scultura (1961) e dal Guggenheim di New York ottiene il Premio di Pittura
nel 1964. L’università di Berna lo nomina dottore honoris causa nel 1965.
Giacometti muore a Chur (Svizzera) all’inizio del 1966.
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Giacometti, Alberto.
*10.10.1901 Borgonovo (GR), †11.1.1966 Coire.
Sculpteur, peintre et dessinateur actif à Paris. D'abord surréaliste, puis
adepte d'une figuration liée à la phénoménologie et à l'existentialisme.
Fils du peintre Giovanni Giacometti et d'Annetta Stampa, mère très présente
durant toute sa vie, Alberto témoigne dès l'enfance d'exceptionnels dons de
dessinateur. Plusieurs séjours en Italie en 1920–21 lui font découvrir
Tintoret, Giotto, les ruines antiques – notamment Paestum et Pompéi –, les
mosaïques, le baroque. La mort de son compagnon de route assombrit son
dernier voyage et marquera son œuvre. C'est en 1922 qu'il arrive à Paris; il
étudie la sculpture chez Antoine Bourdelle à l'Académie de la
Grande-Chaumière jusqu'en 1927, tout en fréquentant assidûment le Louvre. En
1927, il s'installe dans un petit atelier qu'il ne quittera plus. Il
rencontre Alexander Archipenko, Henri Laurens, Jacques Lipchitz et expose
ses premières œuvres personnelles comme Torse ou Femme-cuillère au Salon des
Tuileries, de 1925 à 1928. Pour gagner leur vie, Alberto et son frère Diego
réalisent des travaux de décoration pour Jean-Michel Frank et Elsa
Schiaparelli ainsi que des bijoux. L'exposition des «plaques» à la Galerie
Jeanne Bucher en 1928 est un premier succès pour Giacometti. André Masson
s'intéresse à lui et le présente à Michel Leiris qui écrit en 1929 le
premier article important sur son œuvre dans Documents, la revue fondée par
Georges Bataille. Le marchand Pierre Loeb lui propose un contrat. Le jeune
artiste expose avec Joan Miró et Jean Arp. Sa Boule suspendue de 1930,
qu'admirent Salvador Dalí et André Breton, lui permet d'entrer par la grande
porte dans le groupe surréaliste dont il partagera jusqu'à fin 1934 les
activités. C'est une époque intense marquée par sa première exposition
personnelle en 1932 à la Galerie Pierre Colle.
Divers facteurs, dont un engagement politique proche de celui de l'écrivain
communiste Louis Aragon, le doute quant au statut artistique des «objets»
qu'il réalise, doute accentué par la mort du père en juin 1933 qui l'affecte
énormément et lui semble une injonction à reprendre le fil de son œuvre
passée, l'éloignent des surréalistes et l'amènent à reprendre l'étude
d'après nature en 1935. L'artiste perd amis et marchands mais se rapproche
de Balthus, Francis Gruber, André Derain et Pierre Tal Coat qui tentent
comme lui l'expérience figurative. Sa traversée du désert jusqu'en 1947 et
même un accident en 1938 ne le laissent en rien amer. Bien au contraire,
renouvelant son art, il attire l'attention de Jean-Paul Sartre et de Simone
de Beauvoir en 1939. Il est entre 1941 et 1945 l'une des grandes figures du
cercle réuni à Genève autour d'Albert Skira, Jean Starobinski et Balthus.
Rencontrée en 1943, Annette Arm le rejoint à Paris en 1946 et devient sa
femme en 1949.
La guerre, ses séquelles, une nouvelle mort brutale dans son entourage
ravivent l'inquiétude existentielle de l'artiste qui se marque dans son
œuvre d'abord par la diminution puis par l'amincissement des figures. En
1948, Pierre Matisse lui organise à New York une exposition mémorable avec
un catalogue préfacé par Sartre et la fameuse «Lettre à Pierre Matisse».
Aimé Maeght lui commande ses premiers bronzes et, devenu son marchand,
l'expose à Paris en 1951. L'exposition à la Kunsthalle de Bâle en 1950 est
la première d'une longue série de rétrospectives dans le monde entier.
Samuel Beckett et Jean Genet s'intéressent à son travail. Il expose les
Femmes de Venise au pavillon français de la Biennale en 1956 et reçoit
commande d'un groupe sculpté, jamais exécuté, pour la Chase Manhattan Plaza
à New York en 1959. Il obtient plusieurs distinctions: prix Guggenheim pour
la peinture (1958), prix Carnegie pour la sculpture (1961) et surtout grand
prix de la sculpture à la Biennale de Venise de 1962. Après Ernst
Scheidegger qui avait publié en 1958 un recueil de textes et de
photographies de l'artiste, Jacques Dupin lui consacre une monographie, la
première, en 1962. En 1965, l'artiste se rend à New York à l'occasion d'une
exposition de ses œuvres au Museum of Modern Art. Giacometti, qui avait été
opéré en 1963 d'un cancer de l'estomac, s'éteint en 1966 à Coire.
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Werkwürdigung:
L'œuvre d'Alberto Giacometti présente deux périodes distinctes. Avant 1935,
elle appartient à l'histoire des grands courants de l'avant-garde européenne
(cubisme, surréalisme et abstraction). De nouveau figurative après 1935,
elle renouvelle les données artistiques de la représentation.
C'est dans l'esprit du courant postcubiste qu'il faut comprendre Torse
(1925), première œuvre où, renonçant au principe bourdellien d'analyse de la
figure en facettes, Giacometti opte pour la construction d'une forme
synthétique inspirée de Constantin Brancusi. Viennent ensuite des sculptures
influencées par la statuaire africaine (Femme cuillère, 1926) et l'art des
Cyclades (Tête qui regarde, 1928–29). Dans les «plaques» à peine incisées
qu'il réalise en 1927–28, tout espace est aboli. De 1930 à 1935, Giacometti,
intégré au groupe surréaliste, réalise des sculptures que Dalí appela
«objets à fonctionnement symbolique». De Boule suspendue (1930), la première
de ses «cages», à Fleur en danger (1933), la dernière des sculptures
horizontales, les «objets mobiles et muets», retirés de l'espace réel et
émancipés du socle, incarnent dans un lieu sans échelle l'affrontement de
principes opposés et de forces psychiques profondes: l'amour et la mort,
l'homme et la femme, l'attraction et la répulsion. Plusieurs sont faits pour
être mis en mouvement par la main. Le sculpteur figure les grands thèmes
surréalistes au travers de la mante religieuse de La cage (1930–31, Moderna
Museet, Stockholm), de l'œil crevé de Pointe à l'œil (1932, Musée national
d'art moderne, Paris) et du sacrifice de l'Heure des traces (1932, Tate
Gallery, Londres). Proche de Bataille, il crée des formes ambivalentes: tel
paysage se révèle une tête couchée (La vie continue, 1932, Musée national
d'art moderne, Paris).
Surréaliste, Giacometti est avant tout sculpteur: ses «objets» dans des
structures transparentes héritées de Picasso sont à mettre en relation avec
les recherches menées par Jean Arp et par Alexander Calder. Si Giacometti
souligne dans la revue Minotaure (décembre 1933) que le Palais à quatre
heures du matin (1932, Museum of Modern Art, New York) est le fruit d'une
élaboration inconsciente, cristallisant à un moment donné sous le regard
étonné de son créateur des pans entiers de sa vie, cette œuvre constitue en
outre un remarquable équivalent sculpté des places peintes par Giorgio De
Chirico. Mais de Femme qui marche (1932) à L'objet invisible (1934, Yale
University Art Gallery, New Haven), une préoccupation nouvelle se fait jour:
la réintroduction de la figure et la possibilité d'en donner selon la leçon
de l'art égyptien une version synthétisant formes abstraites, «vraies en
sculpture», et corps «qui (l)'attiraient dans la réalité». Après quelques
essais pratiquement abstraits comme Cube (1934), Giacometti reprend l'étude
d'après le modèle en 1935.
En prenant d'emblée l'analyse de sa vision comme base de la représentation,
Giacometti s'écarte aussi bien de la tradition de Rodin, qui considère la
statue comme objet en soi, que de l'interprétation picassienne de la
réalité, pour se rapprocher de «la petite sensation» qu'étudiait Cézanne.
L'artiste renonce aux certitudes de la construction et de l'objectalité sur
lesquelles son œuvre surréaliste était restée fondée. Il pratique jusqu'en
1946 environ un modelage impressionniste et un dessin silhouetté aux traits
redoublés pour restituer ce qu'il voit. En conservant la distance de vision
qui diminue les figures, l'artiste représente l'objet en situation (Pomme
sur le buffet, 1937, collection privée), anticipant les analyses
phénoménologiques de Jean-Paul Sartre et de Maurice Merleau-Ponty. Pour
éviter la dispersion du regard et préserver l'unité de la représentation, il
délimite par un cadre fictif – qui deviendra plus tard un simple halo –
l'espace autour de la figure peinte (La mère de l'artiste, 1937, collection
privée) et place sur des socles surdimensionnés les figures sculptées
devenues minuscules pour être saisies dans une vision d'ensemble. Fin 1945,
il vit une expérience décisive au cinéma des Actualités de Montparnasse et
comprend, en regardant ses voisins, que la profondeur est la dimension par
excellence de l'expérience humaine. Après 1946, il parvient à agrandir les
sculptures tout en préservant l'intégration de l'espace par un amincissement
caractéristique.
Dans un contexte artistique international dominé par l'abstraction,
Giacometti propose par ses figures arrachées au vide une nouvelle image de
l'homme et des relations qu'il entretient avec ses contemporains et avec le
monde. Sartre et Beauvoir rapprochent son œuvre de l'existentialisme. Jean
Genet pose pour lui à partir de 1954 et rédige L'atelier d'Alberto
Giacometti. Au-delà de sculptures expressionnistes comme Tête sur tige
(1947) ou Le nez (1947), les Femmes debout de 1946 et L'homme qui marche de
1947, images synthétiques à mi-chemin entre étude de vision et épure,
donnent à l'artiste la possibilité de réaliser des compositions appelées
Places. Désormais, ses études phénoménologiques sont reliées à des
structures fixes (cage, chariot, boîtes, piédestal, stèle) qui appartiennent
à l'histoire de la sculpture et leur confèrent une valeur universelle: ainsi
de Quatre figurines sur base, La cage, Le chariot (1950). L'œuvre va alors
se déployer sur plusieurs registres: les études de vision comme les
multiples portraits sans cesse repris d'Annette, de Diego, de Genet, de
Yanaihara, professeur japonais qui commence à poser pour lui en 1956, et de
Caroline à partir de 1960, les séries thématiques comme les Femmes de
Venise, les compositions qui depuis La place de 1948–49 (Kunstmuseum, Bâle,
Öffentliche Kunstsammlung) explorent les relations possibles de trois thèmes
plastiques: l'homme qui marche, la femme debout et la tête. Parallèlement,
l'œuvre du dessinateur et du lithographe culmine avec Paris sans fin, paru à
titre posthume en 1969.
Pour Giacometti, la création artistique se concevait comme analyse des
phénomènes et des formes sur un substrat fondamental d'expérience
anthropologique. Rien ne lui était étranger de ce qui, depuis le fétiche ou
le crâne peint, avait traversé depuis des siècles la représentation de
l'homme. Dans le face à face avec le modèle, tout était à redécouvrir. La
série des bustes d'Annette en 1962, les bustes de Diego et d'Eli Lotar, le
photographe, qu'il réalise à la fin de sa vie, en témoignent. Fixer à tout
jamais le souvenir d'un visage soumis à la plus intense des scrutations,
donner d'une expérience unique les clés qui permettent à celui qui regarde
de la renouveler, telle se présente l'œuvre de Giacometti face à sa
postérité. Des figuratifs européens (Balthus, Francis Bacon) comme les
abstraits américains (Barnett Newman, Donald Judd) et l'artiste postmoderne
Robert Smithson ont rendu hommage à son œuvre inclassable.
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Werkhinweis:
Alberto Giacometti-Stiftung, Kunsthaus, Zurich (sauf mention contraire, les
plâtres originaux des œuvres citées dans le texte s'y trouvent);
Kunstmuseum, Kupferstichkabinett, Bâle; Musée national d'art moderne, Paris;
Tate Gallery, Londres; Museum of Modern Art, New York; Hirshhorn Museum and
Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington; Fondation Maeght,
Saint-Paul de Vence; Louisiana Museum, Humlebaek.
Literatur:
• Alberto Giacometti 1901-1966. Kunsthalle Wien, 1996. [Hrsg.:] Toni Stooss,
Patrick Elliott, Christoph Doswald. Stuttgart: Gerd Hatje, 1996
• Alberto Giacometti. Sculture - dipinti - disegni. Milano, Palazzo Reale,
1995. [Mostra a cura di:] Casimiro Di Crescenzo. Firenze: Artificio, 1995
• A chacun sa montagne. Vevey, Musée Jenisch, 1995. [Textes:] Pascal Ruedin
[et al.]. Vevey, 1995
• Willy Rotzler: Aus dem Tag in die Zeit. Texte zur modernen Kunst.
Postskriptum: Stanislaus von Moos. Zürich: Offizin, 1994
• Thierry Dufrêne: Alberto Giacometti. Les dimensions de la réalité. Genève:
Skira, 1994
• Matthias Frehner: Geschichte der Schweizer Eisenplastik. Dissertation
Universität Zürich, 1992
• Jean Clair: Le Nez de Giacometti. Faces de carême, figures de carnaval.
Paris: Gallimard, 1992 (Art et artistes)
• Yves Bonnefoy: Alberto Giacometti. Biographie d'une oeuvre. Paris:
Flammarion, 1991
• Alberto Giacometti. Sculptures - peintures - dessins. Paris, Musée d'art
moderne de la Ville de Paris, 1991-92. Exposition réalisée sous la direction
de Suzanne Pagé. Paris, 1991
• Emanuel Hoffmann-Stiftung Basel. Texte: Jean-Christophe Ammann [et al.].
Basel: Wiese, 1991
• Visionäre Schweiz. Kunsthaus Zürich; Düsseldorf, Städtische Kunsthalle und
Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, 1991-92. Hrsg.: Harald
Szeemann; Texte: Theo Kneubühler, Roman Kurzmeyer, Aurel Schmidt, Harald
Szeemann, Michel Thévoz. Aarau, Frankfurt am Main, Salzburg: Sauerländer,
1991
• Ipotesi Helvetia. Un certo Espressionismo. Locarno, Pinacoteca comunale
Casa Rusca; Galleria SPSAS, Palazzo Morettini, Locarno, 1991. A cura di
Pietro Bellasi [et al.]. Genova: Costa & Nolan, 1991
• Die Sammlung der Alberto Giacometti-Stiftung. [Bearbeitet von:] Christian
Klemm. Zürich: Zürcher Kunstgesellschaft, 1990
• Alberto Giacometti: Ecrits. [Présentés par:] Michel Leiris, Jacques Dupin;
[préparés par:] Mary Lisa Palmer, François Chaussende. Paris: Hermann, 1990
(Collection Savoir sur l'art)
• Erika Billeter: Schweizer Malerei. Hundert Meisterwerke aus Schweizer
Museen vom 15. bis zum 20. Jahrhundert. Bern: Benteli, 1990
• Bündner Kunstmuseum Chur. Gemälde und Skulpturen. [Texte:] Beat Stutzer
[et al.]. Chur, 1989 (Schweizerisches Institut für Kunstwissenschaft.
Kataloge Schweizer Museen und Sammlungen 12)
• Dimension: Petit. L'art suisse entre petite sculpture et objet d'Alberto
Giacometti à nos jours. Grösse: Klein. Schweizer Kunst zwischen Kleinplastik
und Objekt von Alberto Giacometti bis heute. Lausanne, Musée cantonal des
beaux-arts, 1989. Edité par Erika Billeter; Contributions de Erika Billeter,
Reinhold Hohl, Dieter Honisch. Lausanne, 1989
• Oskar Bätschmann: Malerei der Neuzeit. La peinture de l'époque moderne. La
pittura dell'età moderna. La pictura da l'epoca moderna. [Deutsche,
französische, italienische und romanische Parallelausgaben]. Disentis:
Desertina, 1989 [italienische Ausgabe: 1990] (Ars Helvetica VI)
• Der Bund fördert, der Bund sammelt. 100 Jahre Kunstförderung des Bundes.
Aargauer Kunsthaus Aarau, 1988. [Texte:] Hans Ulrich Jost, Lisbeth
Marfurt-Elmiger, Oskar Bätschmann, Marguerite und Cäsar Menz-Vonder Mühll,
Hans A. Lüthy, Myriam Poiatti, Matthias Vogel, Jörg Huber, Maddalena Disch,
Willy Rotzler, Isabelle Aeby, Johann Gfeller, Hans Ulr. Aarau: Lars Müller,
1988
• Werner Hofmann: Zauber der Medusa. Europäische Manierismen. Wiener
Künstlerhaus, 1987. Wien: Löcker, 1987
• Kunstmuseum Bern: Die Skulpturen und Objekte. Les Sculptures. Vorwort:
Hans Christoph von Tavel; Redaktion, Einleitung: Sandor Kuthy. Bern:
Kunstmuseum, 1986
• Das Oberengadin in der Malerei. L'Engadina alta nella pittura. The
Engadine in Painting. Segantini Museum St. Moritz, 1985. Katalog: Eduard
Campell [et al.]. St. Moritz, 1985
• L'autoportrait à l'âge de la photographie: Peintres et photographes en
dialogue avec leur propre image. Das Selbstportrait im Zeitalter der
Photographie: Maler und Photographen im Dialog mit sich selbst. Lausanne,
Musée cantonal des beaux-arts, 1985; Stuttgart, Württembergischer
Kunstverein, 1986. [Textes:] Erika Billeter, William Hauptman, Philippe
Junod [et al.]. Berne: Benteli, 1985
• Alberto Giacometti and America. Ed.: Tamara S. Evans. New York, 1984
• Meisterwerke aus der Graphischen Sammlung. Zeichnungen, Aquarelle,
Pastelle, Collagen aus fünf Jahrhunderten. Kunsthaus Zürich, 1984. Katalog:
Ursula Perucchi-Petri. Zürich, 1984
• Schweizer Bildhauer, Plastiker und Objektkünstler. Eine Dokumentation mit
Fotografien, Zeichnungen, Grafik und erklärenden Texten. [Hrsg.:]
Schweizerischer Bankverein; [Vorwort:] Herbert E. Stüssi; Konzeption, Texte:
John Matheson. Buchs-Zürich: Waser, 1983
• Dreissiger Jahre Schweiz. 1936 - Eine Konfrontation. Aargauer Kunsthaus
Aarau, 1981. [Texte:] Heiny Widmer [et al.]. Aarau, 1981
• James Lord: A Giacometti Portrait. Revised edition. New York: Ferrar
Straus Giroux, 1980
• Bernhard Anderes: Guida d'Arte della Svizzera Italiana. [Ed.:] Società di
Storia dell'Arte in Svizzera. Porza-Lugano: Edizioni Trelingue, 1980
• Neue Sachlichkeit und Surrealismus in der Schweiz 1915-1940. Kunstmuseum
Winterthur, 1979. [Texte:] Rudolf Koella [et al.]. Winterthur, 1979
• Michael F. Brenson: The Early Works of Alberto Giacometti, 1925-1935.
Baltimore: John Hopkins University, 1974
• Paul Nizon: Swiss made. Portraits, Hommages, Curricula. Zürich: Benziger,
1971
• Reinhold Hohl: Alberto Giacometti. Stuttgart: Gerd Hatje, 1971
• Jacques Dupin: Alberto Giacometti. Paris: Maeght, 1962
• Alberto Giacometti: Schriften, Fotos, Zeichnungen. Essais, photos,
dessins. [Hrsg.:] Ernst Scheidegger. Zürich: Arche, 1958
• Marcel Joray: La sculpture moderne en Suisse. Schweizer Plastik der
Gegenwart. [Edition originale:] Neuchâtel: Editions du Griffon, 1955-1988.
[Edition allemande:] Neuenburg: Editions du Griffon, 1955-1989. 4 vol./4 Bde
• Zeitprobleme in der Schweizer Malerei und Plastik. Kunsthaus Zürich, 1936.
[Texte:] S. Giedion, M. Bill. Zürich, 1936
Lexika:
Bénézit, Dictionary of Art, KLS, Vollmer
Quellen:
Zurich, Kunsthaus, Giacometti-Stiftung;
Paris, Association Alberto et Annette Giacometti
Thierry Dufrêne
Bénézit Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs,
dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays. Par un
groupe d'ecrivains spécialistes français et étrangers. Nouvelle édition
entièrement refondue, revue et corrigée sous la direction des héritiers de
Emmanuel Bénézit. Paris: Gründ, 1976. 10 volumes. [Editions précédentes:
1911-1924; 1948-1955]
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