Alberto Giacometti a Ravenna 
Museo d’Arte della città di Ravenna

 

Museo d’Arte della città di Ravenna
Loggetta Lombardesca
Via di Roma 13
48100 Ravenna
Italia


10 ottobre 2004 - 20 febbraio 2005
http://www.museocitta.ra.it/mostre/giacometti.htm

Curatori:
Jean-Louis Prat,
Claudio Spadoni

Enti organizzatori:
Museo d’Arte della città di Ravenna,
Fondation Maeght, Saint-Paul de Vence,
Fondazione Mazzotta, Milano
 

Il Museo d’Arte della città di Ravenna
organizza in collaborazione con la
Fondation Maeght di Saint-Paul de Vence e la
Fondazione Mazzotta di Milano
una grande mostra dedicata ad Alberto Giacometti. Il progetto espositivo, ampio e articolato, darà conto di Giacometti, assoluto protagonista della scultura contemporanea, ma anche straordinario pittore così come fine disegnatore e incisore di rara sensibilità. Si tratta della più vasta mostra mai realizzata prima in Italia dedicata all’artista svizzero, grazie ai numerosi prestiti eccellenti, a partire dal nucleo centrale delle opere della Fondation Maeght, dalla Kunsthaus di Zurigo e a numerosi lavori provenienti da collezioni private. Le oltre cento opere scelte dai curatori permettono di ricostruire il percorso di Giacometti attraverso sculture, dipinti, disegni fornendo un completo quadro della complessa personalità espressiva di un artista che come pochi altri ha suscitato l’interesse di filosofi e scrittori quali Jean-Paul Sarte, Simone de Beavouir, Samuel Beckett.

LINK:
MUSEO D'ARTE DELLA CITTÀ DI RAVENNA

ADHIKARA ART

 La mostra si apre con un dipinto giovanile –- Portrait de jenune fille, 1921 - testimonianza di una fase di apprendistato nella quale si leggono fin da subito, i tratti geniali del suo lavoro. Gli studi all’accademia a Parigi e l’interesse per l’arte africana si leggono nella sua prima scultura monumentale, la Femme cuillère del 1926, ma la Parigi negli anni Venti lo mette in contatto con la cerchia di intellettuali della città che lo porta a conoscere il gruppo surrealista; inizia a lavorare a stretto contatto con André Breton e Salvador Dalì, partecipa alle riunioni e alle attività del gruppo. Opera fondamentale è L’Objet invisibile di questa fase del suo lavoro. La rottura con il movimento surrealista, avvenuta nel 1934, lo porta a ricominciare da zero, annullando ogni esperienza accademica di formazione, per intraprendere con determinazione una strada del tutto personale. Il ritratto è il campo sul quale si misura il conflitto creativo dell’artista, lo stesso che aveva determinato la rottura con il surrealismo. Una dialettica ossessiva tra realtà e rappresentazione che misura la distanza tra la sua interpretazione e quella degli artisti a lui contemporanei. Giacometti ha quella di avere dedicato ogni istante della propria vita alla ricerca: una ricerca che inizia con l’attenzione verso pietre, alberi, immagini di quando era bambino: gli alberi e le pietre vengono trasformati, attraverso la scultura, in uomini e cose, instaurando un legame con la natura che supera i limiti dello spazio e del tempo (La Forêt, 1950; Etudes de pommes, 1956), affidando proprio all’istinto primo del bambino, tipico, quello del creare attraverso un’azione che richiama incessantemente la distruzione, il motore di tutta la sua arte. In circa un decennio di isolamento artistico, che segue la morte del padre e la rottura con i Surrealisti, Giacometti realizza sculture concentrandosi su un’analisi introspettiva che lascia emergere profonde riflessioni sulla morte unita alla continuità della vita, creando figure che nel corso del lavoro si assottigliano fino quasi a scomparire, aiutato dal disegno che lo indirizza verso le esili forme allungate che si concretizzano nel lavoro del Groupe de trois hommes, 1943-49. Negli olii, cosi come nei disegni, ai quali attribuisce un’importanza fondamentale, dedicandovisi a più riprese in questi anni, ritrae se stesso, il fratello, la moglie, alimentando un processo di costruzione e distruzione, perseguitato da un’ossessione di inadeguatezza continua nella rappresentazione del reale che lo porta a distruggere un numero impressionante di opere. Il ritratto, assillo di Giacometti, (Diego, 1949– Annette, 1956) si traduce in un groviglio di linee curve, cerchi, virgole in cui il contorno del corpo spesso si perde. E’ negli anni dopo il 1950 che si realizza il periodo più fecondo, in cui le figure si alzano ergendosi filiformi e apparentemente immateriali come la serie delle Femme de Venise realizzata per la Biennale del 1956 o l’Homme qui marche I del 1960, dove trovano compimento le angosce ed i tormenti esistenziali così come la ricerca formale ed estetica. Nella mostra saranno esposte inoltre le litografie del libro Paris sans fin, frutto della collaborazione tra l’artista e l’editore Tériade che, nel 1959, decidono di realizzare un libro su Parigi. Filo conduttore del libro è l’esistenza di Giacometti nella capitale francese; egli sceglie di descrivere i luoghi e le persone a lui più care, componendo una sorta di diario, che, con l’uso della litografia risponde all’esigenza di un "…mezzo per fare in fretta, impossibile tornare sul già fatto, lavorare di gomma, ricominciare tutto di nuovo", un progetto che, procedendo a fasi alterne, sarà portato a termine solo nel 1969, dopo la sua morte. Arricchiscono il percorso una cinquantina di suggestivi ritratti fotografici dell’artista scattati da Ernst Scheidegger nel corso della loro lunga amicizia e un’intervista realizzata per la televisione Svizzera nel 1963: Alberto Giacometti > "sono uno scultore mancato". La mostra sarà accompagnata da un catalogo delle Edizioni Mazzotta con ampia documentazione iconografica e i contributi critici di Fred Licht, Casimiro Di Crescenzo, Pietro Bellasi e Claudio Spadoni. In occasione della mostra, nel mese di dicembre 2004, sarà presentato, presso il Teatro Rasi di Ravenna lo spettacolo "Ritratto Frontale – Un dialogo tra Giacometti e James Lord" un progetto teatrale di Alessandro Fabrizi che prende spunto dal testo del critico d’arte e scrittore grande amico di Giacometti, James Lord, Un ritratto di Giacometti

Marcella Manni
Ufficio stampa
Museo d’Arte della città di Ravenna
tel 0544 482775
ufficio.stampa@museocitta.ra.it

Alessandra Pozzi
Ufficio stampa
Edizioni Mazzotta
tel 02 8055803
uffciostampa@mazzotta.it

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Nota biografica

Alberto Giacometti nasce nel 1901 a Borgonovo presso Stampa (Svizzera). Cresciuto in una famiglia di artisti – il padre e il nonno sono entrambi pittori - inizia a dipingere e a cimentarsi con la scultura in età giovanissima. Nel 1919 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ginevra e nel 1922 si trasferisce a Parigi dove frequenta per cinque anni, a fasi alterne, il corso di scultura di Antoine Bourdelle alla Académie de la Grand Chaumiere. Nel 1927 si trasferisce nello studio di Rue Hippolyte-Maindron. E’ alla fine degli anni Venti che Giacometti esegue le prime opere surrealiste secondo l’idea degli oggetti-scultura a "funzionamento simbolico" (Salvador Dalì) e nel 1932 gli viene dedicata la prima personale presso la Galleria parigina Pierre Colle. Negli anni tra le due guerre, sebbene già famoso a livello internazionale, è costretto a guadagnarsi da vivere realizzando, assieme al fratello Diego, oggetti di arte applicata come mobili e lampade ed è a metà degli anni Trenta che distaccandosi dal surrealismo inizia un percorso di ricerca di una nuova relazione della figura con lo spazio. Nel corso degli anni Quaranta si approfondisce l’amicizia con Jean Paul Sarte e Picasso; lascia Parigi occupata alla volta di Ginevra nel 1942 e rientra nella capitale francese solo nel 1945. La Pierre Matisse Gallery di New York allestisce nel 1948 una sua personale, nel 1950 il Kunstmuseum di Basilea organizza la prima retrospettiva a lui dedicata e la Galerie Maeght presenta nel 1951 la sua prima mostra dopo la Guerra. Da allora si susseguono le mostre a lui dedicate sia in Europa che negli Stati Uniti; la Biennale di Venezia del 1956 lo vede presente nel padiglione francese e, alla sua seconda partecipazione nel 1962, riceve il Gran Premio di Scultura. Già nel 1961 il Carnegie Institute di Pittsburgh gli aveva conferito il Gran Premio di Scultura (1961) e dal Guggenheim di New York ottiene il Premio di Pittura nel 1964. L’università di Berna lo nomina dottore honoris causa nel 1965. Giacometti muore a Chur (Svizzera) all’inizio del 1966.

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Giacometti, Alberto.
*10.10.1901 Borgonovo (GR), †11.1.1966 Coire.

Sculpteur, peintre et dessinateur actif à Paris. D'abord surréaliste, puis adepte d'une figuration liée à la phénoménologie et à l'existentialisme.

Fils du peintre Giovanni Giacometti et d'Annetta Stampa, mère très présente durant toute sa vie, Alberto témoigne dès l'enfance d'exceptionnels dons de dessinateur. Plusieurs séjours en Italie en 1920–21 lui font découvrir Tintoret, Giotto, les ruines antiques – notamment Paestum et Pompéi –, les mosaïques, le baroque. La mort de son compagnon de route assombrit son dernier voyage et marquera son œuvre. C'est en 1922 qu'il arrive à Paris; il étudie la sculpture chez Antoine Bourdelle à l'Académie de la Grande-Chaumière jusqu'en 1927, tout en fréquentant assidûment le Louvre. En 1927, il s'installe dans un petit atelier qu'il ne quittera plus. Il rencontre Alexander Archipenko, Henri Laurens, Jacques Lipchitz et expose ses premières œuvres personnelles comme Torse ou Femme-cuillère au Salon des Tuileries, de 1925 à 1928. Pour gagner leur vie, Alberto et son frère Diego réalisent des travaux de décoration pour Jean-Michel Frank et Elsa Schiaparelli ainsi que des bijoux. L'exposition des «plaques» à la Galerie Jeanne Bucher en 1928 est un premier succès pour Giacometti. André Masson s'intéresse à lui et le présente à Michel Leiris qui écrit en 1929 le premier article important sur son œuvre dans Documents, la revue fondée par Georges Bataille. Le marchand Pierre Loeb lui propose un contrat. Le jeune artiste expose avec Joan Miró et Jean Arp. Sa Boule suspendue de 1930, qu'admirent Salvador Dalí et André Breton, lui permet d'entrer par la grande porte dans le groupe surréaliste dont il partagera jusqu'à fin 1934 les activités. C'est une époque intense marquée par sa première exposition personnelle en 1932 à la Galerie Pierre Colle.
Divers facteurs, dont un engagement politique proche de celui de l'écrivain communiste Louis Aragon, le doute quant au statut artistique des «objets» qu'il réalise, doute accentué par la mort du père en juin 1933 qui l'affecte énormément et lui semble une injonction à reprendre le fil de son œuvre passée, l'éloignent des surréalistes et l'amènent à reprendre l'étude d'après nature en 1935. L'artiste perd amis et marchands mais se rapproche de Balthus, Francis Gruber, André Derain et Pierre Tal Coat qui tentent comme lui l'expérience figurative. Sa traversée du désert jusqu'en 1947 et même un accident en 1938 ne le laissent en rien amer. Bien au contraire, renouvelant son art, il attire l'attention de Jean-Paul Sartre et de Simone de Beauvoir en 1939. Il est entre 1941 et 1945 l'une des grandes figures du cercle réuni à Genève autour d'Albert Skira, Jean Starobinski et Balthus. Rencontrée en 1943, Annette Arm le rejoint à Paris en 1946 et devient sa femme en 1949.
La guerre, ses séquelles, une nouvelle mort brutale dans son entourage ravivent l'inquiétude existentielle de l'artiste qui se marque dans son œuvre d'abord par la diminution puis par l'amincissement des figures. En 1948, Pierre Matisse lui organise à New York une exposition mémorable avec un catalogue préfacé par Sartre et la fameuse «Lettre à Pierre Matisse». Aimé Maeght lui commande ses premiers bronzes et, devenu son marchand, l'expose à Paris en 1951. L'exposition à la Kunsthalle de Bâle en 1950 est la première d'une longue série de rétrospectives dans le monde entier. Samuel Beckett et Jean Genet s'intéressent à son travail. Il expose les Femmes de Venise au pavillon français de la Biennale en 1956 et reçoit commande d'un groupe sculpté, jamais exécuté, pour la Chase Manhattan Plaza à New York en 1959. Il obtient plusieurs distinctions: prix Guggenheim pour la peinture (1958), prix Carnegie pour la sculpture (1961) et surtout grand prix de la sculpture à la Biennale de Venise de 1962. Après Ernst Scheidegger qui avait publié en 1958 un recueil de textes et de photographies de l'artiste, Jacques Dupin lui consacre une monographie, la première, en 1962. En 1965, l'artiste se rend à New York à l'occasion d'une exposition de ses œuvres au Museum of Modern Art. Giacometti, qui avait été opéré en 1963 d'un cancer de l'estomac, s'éteint en 1966 à Coire.

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Werkwürdigung:
L'œuvre d'Alberto Giacometti présente deux périodes distinctes. Avant 1935, elle appartient à l'histoire des grands courants de l'avant-garde européenne (cubisme, surréalisme et abstraction). De nouveau figurative après 1935, elle renouvelle les données artistiques de la représentation.
C'est dans l'esprit du courant postcubiste qu'il faut comprendre Torse (1925), première œuvre où, renonçant au principe bourdellien d'analyse de la figure en facettes, Giacometti opte pour la construction d'une forme synthétique inspirée de Constantin Brancusi. Viennent ensuite des sculptures influencées par la statuaire africaine (Femme cuillère, 1926) et l'art des Cyclades (Tête qui regarde, 1928–29). Dans les «plaques» à peine incisées qu'il réalise en 1927–28, tout espace est aboli. De 1930 à 1935, Giacometti, intégré au groupe surréaliste, réalise des sculptures que Dalí appela «objets à fonctionnement symbolique». De Boule suspendue (1930), la première de ses «cages», à Fleur en danger (1933), la dernière des sculptures horizontales, les «objets mobiles et muets», retirés de l'espace réel et émancipés du socle, incarnent dans un lieu sans échelle l'affrontement de principes opposés et de forces psychiques profondes: l'amour et la mort, l'homme et la femme, l'attraction et la répulsion. Plusieurs sont faits pour être mis en mouvement par la main. Le sculpteur figure les grands thèmes surréalistes au travers de la mante religieuse de La cage (1930–31, Moderna Museet, Stockholm), de l'œil crevé de Pointe à l'œil (1932, Musée national d'art moderne, Paris) et du sacrifice de l'Heure des traces (1932, Tate Gallery, Londres). Proche de Bataille, il crée des formes ambivalentes: tel paysage se révèle une tête couchée (La vie continue, 1932, Musée national d'art moderne, Paris).
Surréaliste, Giacometti est avant tout sculpteur: ses «objets» dans des structures transparentes héritées de Picasso sont à mettre en relation avec les recherches menées par Jean Arp et par Alexander Calder. Si Giacometti souligne dans la revue Minotaure (décembre 1933) que le Palais à quatre heures du matin (1932, Museum of Modern Art, New York) est le fruit d'une élaboration inconsciente, cristallisant à un moment donné sous le regard étonné de son créateur des pans entiers de sa vie, cette œuvre constitue en outre un remarquable équivalent sculpté des places peintes par Giorgio De Chirico. Mais de Femme qui marche (1932) à L'objet invisible (1934, Yale University Art Gallery, New Haven), une préoccupation nouvelle se fait jour: la réintroduction de la figure et la possibilité d'en donner selon la leçon de l'art égyptien une version synthétisant formes abstraites, «vraies en sculpture», et corps «qui (l)'attiraient dans la réalité». Après quelques essais pratiquement abstraits comme Cube (1934), Giacometti reprend l'étude d'après le modèle en 1935.
En prenant d'emblée l'analyse de sa vision comme base de la représentation, Giacometti s'écarte aussi bien de la tradition de Rodin, qui considère la statue comme objet en soi, que de l'interprétation picassienne de la réalité, pour se rapprocher de «la petite sensation» qu'étudiait Cézanne. L'artiste renonce aux certitudes de la construction et de l'objectalité sur lesquelles son œuvre surréaliste était restée fondée. Il pratique jusqu'en 1946 environ un modelage impressionniste et un dessin silhouetté aux traits redoublés pour restituer ce qu'il voit. En conservant la distance de vision qui diminue les figures, l'artiste représente l'objet en situation (Pomme sur le buffet, 1937, collection privée), anticipant les analyses phénoménologiques de Jean-Paul Sartre et de Maurice Merleau-Ponty. Pour éviter la dispersion du regard et préserver l'unité de la représentation, il délimite par un cadre fictif – qui deviendra plus tard un simple halo – l'espace autour de la figure peinte (La mère de l'artiste, 1937, collection privée) et place sur des socles surdimensionnés les figures sculptées devenues minuscules pour être saisies dans une vision d'ensemble. Fin 1945, il vit une expérience décisive au cinéma des Actualités de Montparnasse et comprend, en regardant ses voisins, que la profondeur est la dimension par excellence de l'expérience humaine. Après 1946, il parvient à agrandir les sculptures tout en préservant l'intégration de l'espace par un amincissement caractéristique.
Dans un contexte artistique international dominé par l'abstraction, Giacometti propose par ses figures arrachées au vide une nouvelle image de l'homme et des relations qu'il entretient avec ses contemporains et avec le monde. Sartre et Beauvoir rapprochent son œuvre de l'existentialisme. Jean Genet pose pour lui à partir de 1954 et rédige L'atelier d'Alberto Giacometti. Au-delà de sculptures expressionnistes comme Tête sur tige (1947) ou Le nez (1947), les Femmes debout de 1946 et L'homme qui marche de 1947, images synthétiques à mi-chemin entre étude de vision et épure, donnent à l'artiste la possibilité de réaliser des compositions appelées Places. Désormais, ses études phénoménologiques sont reliées à des structures fixes (cage, chariot, boîtes, piédestal, stèle) qui appartiennent à l'histoire de la sculpture et leur confèrent une valeur universelle: ainsi de Quatre figurines sur base, La cage, Le chariot (1950). L'œuvre va alors se déployer sur plusieurs registres: les études de vision comme les multiples portraits sans cesse repris d'Annette, de Diego, de Genet, de Yanaihara, professeur japonais qui commence à poser pour lui en 1956, et de Caroline à partir de 1960, les séries thématiques comme les Femmes de Venise, les compositions qui depuis La place de 1948–49 (Kunstmuseum, Bâle, Öffentliche Kunstsammlung) explorent les relations possibles de trois thèmes plastiques: l'homme qui marche, la femme debout et la tête. Parallèlement, l'œuvre du dessinateur et du lithographe culmine avec Paris sans fin, paru à titre posthume en 1969.
Pour Giacometti, la création artistique se concevait comme analyse des phénomènes et des formes sur un substrat fondamental d'expérience anthropologique. Rien ne lui était étranger de ce qui, depuis le fétiche ou le crâne peint, avait traversé depuis des siècles la représentation de l'homme. Dans le face à face avec le modèle, tout était à redécouvrir. La série des bustes d'Annette en 1962, les bustes de Diego et d'Eli Lotar, le photographe, qu'il réalise à la fin de sa vie, en témoignent. Fixer à tout jamais le souvenir d'un visage soumis à la plus intense des scrutations, donner d'une expérience unique les clés qui permettent à celui qui regarde de la renouveler, telle se présente l'œuvre de Giacometti face à sa postérité. Des figuratifs européens (Balthus, Francis Bacon) comme les abstraits américains (Barnett Newman, Donald Judd) et l'artiste postmoderne Robert Smithson ont rendu hommage à son œuvre inclassable.

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Werkhinweis:
Alberto Giacometti-Stiftung, Kunsthaus, Zurich (sauf mention contraire, les plâtres originaux des œuvres citées dans le texte s'y trouvent); Kunstmuseum, Kupferstichkabinett, Bâle; Musée national d'art moderne, Paris; Tate Gallery, Londres; Museum of Modern Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Smithsonian Institution, Washington; Fondation Maeght, Saint-Paul de Vence; Louisiana Museum, Humlebaek.

Literatur:
• Alberto Giacometti 1901-1966. Kunsthalle Wien, 1996. [Hrsg.:] Toni Stooss, Patrick Elliott, Christoph Doswald. Stuttgart: Gerd Hatje, 1996
• Alberto Giacometti. Sculture - dipinti - disegni. Milano, Palazzo Reale, 1995. [Mostra a cura di:] Casimiro Di Crescenzo. Firenze: Artificio, 1995
• A chacun sa montagne. Vevey, Musée Jenisch, 1995. [Textes:] Pascal Ruedin [et al.]. Vevey, 1995
• Willy Rotzler: Aus dem Tag in die Zeit. Texte zur modernen Kunst. Postskriptum: Stanislaus von Moos. Zürich: Offizin, 1994
• Thierry Dufrêne: Alberto Giacometti. Les dimensions de la réalité. Genève: Skira, 1994
• Matthias Frehner: Geschichte der Schweizer Eisenplastik. Dissertation Universität Zürich, 1992
• Jean Clair: Le Nez de Giacometti. Faces de carême, figures de carnaval. Paris: Gallimard, 1992 (Art et artistes)
• Yves Bonnefoy: Alberto Giacometti. Biographie d'une oeuvre. Paris: Flammarion, 1991
• Alberto Giacometti. Sculptures - peintures - dessins. Paris, Musée d'art moderne de la Ville de Paris, 1991-92. Exposition réalisée sous la direction de Suzanne Pagé. Paris, 1991
• Emanuel Hoffmann-Stiftung Basel. Texte: Jean-Christophe Ammann [et al.]. Basel: Wiese, 1991
• Visionäre Schweiz. Kunsthaus Zürich; Düsseldorf, Städtische Kunsthalle und Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, 1991-92. Hrsg.: Harald Szeemann; Texte: Theo Kneubühler, Roman Kurzmeyer, Aurel Schmidt, Harald Szeemann, Michel Thévoz. Aarau, Frankfurt am Main, Salzburg: Sauerländer, 1991
• Ipotesi Helvetia. Un certo Espressionismo. Locarno, Pinacoteca comunale Casa Rusca; Galleria SPSAS, Palazzo Morettini, Locarno, 1991. A cura di Pietro Bellasi [et al.]. Genova: Costa & Nolan, 1991
• Die Sammlung der Alberto Giacometti-Stiftung. [Bearbeitet von:] Christian Klemm. Zürich: Zürcher Kunstgesellschaft, 1990
• Alberto Giacometti: Ecrits. [Présentés par:] Michel Leiris, Jacques Dupin; [préparés par:] Mary Lisa Palmer, François Chaussende. Paris: Hermann, 1990 (Collection Savoir sur l'art)
• Erika Billeter: Schweizer Malerei. Hundert Meisterwerke aus Schweizer Museen vom 15. bis zum 20. Jahrhundert. Bern: Benteli, 1990
• Bündner Kunstmuseum Chur. Gemälde und Skulpturen. [Texte:] Beat Stutzer [et al.]. Chur, 1989 (Schweizerisches Institut für Kunstwissenschaft. Kataloge Schweizer Museen und Sammlungen 12)
• Dimension: Petit. L'art suisse entre petite sculpture et objet d'Alberto Giacometti à nos jours. Grösse: Klein. Schweizer Kunst zwischen Kleinplastik und Objekt von Alberto Giacometti bis heute. Lausanne, Musée cantonal des beaux-arts, 1989. Edité par Erika Billeter; Contributions de Erika Billeter, Reinhold Hohl, Dieter Honisch. Lausanne, 1989
• Oskar Bätschmann: Malerei der Neuzeit. La peinture de l'époque moderne. La pittura dell'età moderna. La pictura da l'epoca moderna. [Deutsche, französische, italienische und romanische Parallelausgaben]. Disentis: Desertina, 1989 [italienische Ausgabe: 1990] (Ars Helvetica VI)
• Der Bund fördert, der Bund sammelt. 100 Jahre Kunstförderung des Bundes. Aargauer Kunsthaus Aarau, 1988. [Texte:] Hans Ulrich Jost, Lisbeth Marfurt-Elmiger, Oskar Bätschmann, Marguerite und Cäsar Menz-Vonder Mühll, Hans A. Lüthy, Myriam Poiatti, Matthias Vogel, Jörg Huber, Maddalena Disch, Willy Rotzler, Isabelle Aeby, Johann Gfeller, Hans Ulr. Aarau: Lars Müller, 1988
• Werner Hofmann: Zauber der Medusa. Europäische Manierismen. Wiener Künstlerhaus, 1987. Wien: Löcker, 1987
• Kunstmuseum Bern: Die Skulpturen und Objekte. Les Sculptures. Vorwort: Hans Christoph von Tavel; Redaktion, Einleitung: Sandor Kuthy. Bern: Kunstmuseum, 1986
• Das Oberengadin in der Malerei. L'Engadina alta nella pittura. The Engadine in Painting. Segantini Museum St. Moritz, 1985. Katalog: Eduard Campell [et al.]. St. Moritz, 1985
• L'autoportrait à l'âge de la photographie: Peintres et photographes en dialogue avec leur propre image. Das Selbstportrait im Zeitalter der Photographie: Maler und Photographen im Dialog mit sich selbst. Lausanne, Musée cantonal des beaux-arts, 1985; Stuttgart, Württembergischer Kunstverein, 1986. [Textes:] Erika Billeter, William Hauptman, Philippe Junod [et al.]. Berne: Benteli, 1985
• Alberto Giacometti and America. Ed.: Tamara S. Evans. New York, 1984
• Meisterwerke aus der Graphischen Sammlung. Zeichnungen, Aquarelle, Pastelle, Collagen aus fünf Jahrhunderten. Kunsthaus Zürich, 1984. Katalog: Ursula Perucchi-Petri. Zürich, 1984
• Schweizer Bildhauer, Plastiker und Objektkünstler. Eine Dokumentation mit Fotografien, Zeichnungen, Grafik und erklärenden Texten. [Hrsg.:] Schweizerischer Bankverein; [Vorwort:] Herbert E. Stüssi; Konzeption, Texte: John Matheson. Buchs-Zürich: Waser, 1983
• Dreissiger Jahre Schweiz. 1936 - Eine Konfrontation. Aargauer Kunsthaus Aarau, 1981. [Texte:] Heiny Widmer [et al.]. Aarau, 1981
• James Lord: A Giacometti Portrait. Revised edition. New York: Ferrar Straus Giroux, 1980
• Bernhard Anderes: Guida d'Arte della Svizzera Italiana. [Ed.:] Società di Storia dell'Arte in Svizzera. Porza-Lugano: Edizioni Trelingue, 1980
• Neue Sachlichkeit und Surrealismus in der Schweiz 1915-1940. Kunstmuseum Winterthur, 1979. [Texte:] Rudolf Koella [et al.]. Winterthur, 1979
• Michael F. Brenson: The Early Works of Alberto Giacometti, 1925-1935. Baltimore: John Hopkins University, 1974
• Paul Nizon: Swiss made. Portraits, Hommages, Curricula. Zürich: Benziger, 1971
• Reinhold Hohl: Alberto Giacometti. Stuttgart: Gerd Hatje, 1971
• Jacques Dupin: Alberto Giacometti. Paris: Maeght, 1962
• Alberto Giacometti: Schriften, Fotos, Zeichnungen. Essais, photos, dessins. [Hrsg.:] Ernst Scheidegger. Zürich: Arche, 1958
• Marcel Joray: La sculpture moderne en Suisse. Schweizer Plastik der Gegenwart. [Edition originale:] Neuchâtel: Editions du Griffon, 1955-1988. [Edition allemande:] Neuenburg: Editions du Griffon, 1955-1989. 4 vol./4 Bde
• Zeitprobleme in der Schweizer Malerei und Plastik. Kunsthaus Zürich, 1936. [Texte:] S. Giedion, M. Bill. Zürich, 1936

Lexika:
Bénézit, Dictionary of Art, KLS, Vollmer

Quellen:
Zurich, Kunsthaus, Giacometti-Stiftung;
Paris, Association Alberto et Annette Giacometti

Thierry Dufrêne

Bénézit Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays. Par un groupe d'ecrivains spécialistes français et étrangers. Nouvelle édition entièrement refondue, revue et corrigée sous la direction des héritiers de Emmanuel Bénézit. Paris: Gründ, 1976. 10 volumes. [Editions précédentes: 1911-1924; 1948-1955]
 

  
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