I PAESAGGI DI CARRÀ.
1921-1964
22 settembre 2013 – 19 gennaio 2014
Museo d’arte
Città di Mendrisio
Piazza San Giovanni
CH-6850 Mendrisio
Vernice: sabato 21 settembre 2013, ore 17.00
Si tratta della prima ampia
retrospettiva allestita da un museo svizzero sull’opera di questo grande
protagonista della pittura moderna europea. Figura di importanza capitale
nella storia dell’arte moderna italiana, Carrà fu tra i fondatori del
movimento futurista nei primissimi anni del ‘900. I viaggi nelle capitali
europee, ma soprattutto a Parigi, dove frequentò tra gli altri Apollinaire e
Picasso, lo misero in contatto con le altre avanguardie europee, facendolo
conoscere internazionalmente. La prima guerra mondiale sancì la fine del
Futurismo e determinò l’inizio di un breve, fecondo periodo metafisico in
cui Carrà entrò in stretti rapporti con i fratelli De Chirico. Gli anni tra
il 1915 e il 1920 furono un momento decisivo, di svolta, per l’uomo e per
l’artista. Legatosi d’amicizia con Soffici e Papini, Carrà cominciò un
intenso periodo di meditazione sulla pittura italiana del ‘300 e del ‘400
che sfociò nei sorprendenti scritti su Giotto, Paolo Uccello, Piero della
Francesca e Masaccio. Il recupero in chiave moderna dei “primitivi”, e in
primo luogo di Giotto, lo condusse a una pittura – come ebbe a dire – di
«forme primordiali», dove la natura si rivela in tutta la sua essenza
spirituale. Sintesi, forza plastica,spazialità, architettura accordata a
colori tonali: cominciava su queste basi la terza, più lunga e più intensa
stagione, quella del «realismo mitico». Essa si aprì con un capolavoro
assoluto della storia dell’arte europea del ‘900, presente nella mostra di
Mendrisio: Pino sul mare del 1921, dipinto da Carrà appena quarantenne e
acquistato dal compositore Alfredo Casella, amico del pittore e figura di
primo piano nella cultura europea del ‘900. «Con questo dipinto – scrisse
Carrà nella sua autobiografia – io cercavo di ricreare una rappresentazione
mitica della natura». Al capolavoro del ’21 ne seguirono altri, una lunga
serie di opere che scaturì in gran parte da un’immersione totale nel
paesaggio: i monti della Valsesia, le marine di Forte dei Marmi, la laguna
veneziana, le campagne e i laghi lombardi, le alpi apuane. Il paesaggio fu
spunto continuo di sperimentazione; da una pittura di sintesi Carrà poteva
passare a una forma mediata di impressionismo, da un’immagine realista a una
visione onirica e surreale, sempre ottenendo risultati di straordinaria
intensità. In questo concetto di rappresentazione mitica della natura
rientrò a partire dalle grandi composizioni d’inizio anni ‘30 anche la
figura: Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia sono alcuni
capolavori di questo genere, ben documentato in mostra. Grazie ai contributi
dell’Archivio Carrà, degli Archivi del ‘900 del MART e del Gabinetto
Vieusseux di Firenze si è potuto allestire per l’occasione una sezione
dedicata alla figura – importantissima – del Carrà teorico e pubblicista (si
ricordino solo i contributi a “Valori plastici” e “l’Ambrosiano”) attraverso
un vasto e prezioso materiale documentario. A margine della retrospettiva
viene presentata una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il
1920 e il 1950, che intende gettare un po’ di luce sulla grande influenza
esercitata da Carrà su un contesto locale, di provincia italiana del Nord
come il Ticino; cioè, sul suo determinante ruolo nel passaggio da un’arte
ancora ottocentesca ad una moderna.
Carlo Carrà
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